Il biodinamico

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LA BIODINAMICA
L’agricoltura biodinamica può essere ritenuta un affare, anche se non per tutti. In tempi di bassa redditività e di maggior sensibilità ambientale l’interesse per questa branca dell’agricoltura biologica è in crescita. Il valore di mercato delle produzioni biodinamiche, d’altronde, può essere fortemente premiante per l’agricoltore: si parla di un 30/50% in più rispetto agli omologhi prodotti da agricoltura tradizionale, con punte anche del 100% in più per alcuni tipi di cereali antichi (mais otto file, grano duro Senatore Cappelli ecc.).

Nel 2008, secondo “Demeter Italia” l’agricoltura biodinamica era praticata su 6105 ettari da 235 aziende, contro i 1000 ettari per oltre 42mila aziende di quella biologica. Stiamo dunque parlando di una super nicchia, che in Italia non votata alle colture intensive può avere un suo perché e che, focalizzando l’attenzione sulla fertilità del terreno e sul mantenimento in buona salute delle piante, è in grado di generare prodotti ortofrutticoli di qualità organoletticamente superiore. La sanità pubblica dichiara comunque che dal punto di vista della sicurezza alimentare, gli alimenti da agricoltura biodinamica non possono vantare superiorità alcuna rispetto agli analoghi alimenti frutto di agricoltura tradizionale.

Va poi tenuto presente che gli alimenti biodinamici e biologici possono presentare contaminazioni microbiche che invece possono escludersi nelle produzioni tradizionali, come dichiara il direttore del dipartimento di sanità pubblica, veterinaria e della sanità alimentare dell’Istituto Superiore della Sanità. Come anticipato l’agricoltura biodinamica non è per tutti. E’ infatti possibile praticarla soltanto dopo un opportuno periodo di conversione al biodinamico (circa due o tre anni) di terreni precedentemente convertiti al biologico. Comporta a spesa per la certificazione biodinamica volontaria. Richiede inoltre professionalità sia per difendere le colture da malerbe, parassiti e malattie senza ricorrere alla chimica sia per essere in grado di ottenere la massima resa agronomica delle colture che ruoteranno nel tempo.

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Da un bilancio costi/benefici della scelta dell’agricoltura biodinamica rispetto a quella tradizionale emerge che le migliori quotazioni sul mercato dei prodotti biodinamici, per i quali peraltro la domanda interna è oggi circoscritta, mentre è già sviluppata Oltralpe, in particolare in Germania e nei paesi del Nord Europa, e la minore spesa per l’acquisto di mezzi tecnici, sono controbilanciati da costi talvolta più elevati in manodopera e da una resa colturale minore. Tuttavia le differenze di resa non sono eclatanti, come afferma “AgriBioPiemonte”, anzi, sono pressoché identiche in viticoltura, scendendo di poco in ortofrutticoltura e calano del 10/15% in cerealicoltura, con punte di -25/30% nel mais.

Diversamente dall’agricoltura biologica, sostenuta anche finanziariamente da iniziative nazionali e dalla UE, per quella biodinamica non sono previste sovvenzioni stabili.

Fino a che punto l’agricoltura biodinamica poggi su fondamenta scientifiche è comunque ancora da stabilire. Rispecchiando spesso una scelta di vita, gli agricoltori biodinamici non si sono preoccupati di dimostrarne la validità. Restano comunque interessanti, sotto il profilo scientifico, le cure che le aziende biodinamiche dedicano al terreno, in particolare per la viticoltura.

Dai dati raccolti emerge una significativa sostenibilità sia dal punto di vista economico, che della gestione tecnica e produttiva.

Una coltura spirituale

La filosofia di Rudolf Steiner

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Il filosofo Rudolf Steiner, fu il primo a pensare ad un’agricoltura in perfetta sintonia con i ritmi della natura ed al suo legame con l’universo.
La biodinamica è una filosofia che affronta l’agricoltura considerando il terreno come un essere vivente che risente delle fasi lunari e dei ritmi cosmici. Rudolf Steiner si è dedicato alla continua ricerca del superamento del vuoto che divide il mondo spirituale e quello materiale. Possiamo dire, pertanto, che le zone dove si applica la biodinamica sono laboratori eclettici e un po’ mistici ma che vanno considerati veri e propri avamposti di ricerca.

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