Il mercato dell’agroalimentare Italiano nel mondo

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In Italia ma non solo, la crisi ha cambiato le abitudini e tra queste, quelle alimentari hanno conosciuto un sensibile orientamento delle scelte dei consumatori verso i prodotti a basso costo. Oltre sei famiglie su dieci, segnala Coldiretti, hanno tagliato qualità e quantità degli alimenti privilegiando nell’acquisto prodotti offerti spesso a prezzi troppo bassi per essere affidabili da un punto di vista qualitativo. Questo fenomeno può costare caro alla salute di chi si nutre, oltre che alla mano d’opera di chi produce.

Se il mercato nazionale soffre la crisi, il mercato estero è in costante aumento. I consumatori, però, richiedono il Made in Italy, quello vero. La maggior parte dei prodotti esportati continuano a finire sulle tavole dei Paesi dell’Unione Europea, con un ritmo sempre crescente. Crescono gli Stati Uniti e Canada e fanno faville i mercati asiatici. La Cina sta letteralmente impazzendo per il cibo italiano: vino, pasta, olio. I cinesi infatti, dimostrano di appassionarsi anche a formaggi e salumi; gli acquisti di Parmigiano Reggiano e Grana Padano sono triplicati e quelli di prosciutto addirittura quintuplicati.

Tra i principali prodotti che il mondo ci invidia e acquista, primo in classifica si conferma il vino. Infatti, se si assiste ad una diminuzione dei consumi interni, nel resto del mondo si beve sempre più vino ed è sempre più bevanda globale anche in quei paesi che non l’hanno mai avuto nelle loro culture. A Mumbay consigliano vino al posto del whisky, facendo crescere l’export. In India il vino è diventato uno status simbol e sempre più persone si interessano al vino italiano. Nelle vendite primeggiano i Francesi, seguiti dagli Australiani e da noi, ottenendo buoni risultati specialmente a Nuova Delhi e Mumbay. In Cina si è già stappato un miliardo di bottiglie anche se dobbiamo considerare che il vigneto della Cina è cresciuto del duecento per cento in poco più di dieci anni, arrivando ad una dimensione analoga a quella degli Stati Uniti e Australia messi assieme, cioè alla superficie del quarto e quinto paese produttore di vino al mondo. Nonostante questo, ci sono ottime prospettive per i vini di una certa qualità che meglio si abbinano ai piatti tradizionali della cucina millenaria del Paese. Stiamo inoltre vivendo una crescita per nuovi prodotti della gastronomia italiana, oltre ai già importati pelati in scatola, orecchiette di Bari, prosciutto di San Daniele e friselle salentine, ci sono anche prodotti confezionati, formaggi e prodotti della norcineria italiana e ancora vini, olio e pasta.

L’export, negli ultimi anni, è aumentato anche verso altri paesi, come Russia e Giappone, e la fascia di prezzo destinata a crescere è il target italiano.
Alcuni mercati europei di riferimento, quali Germania, Danimarca e Austria, hanno subito qualche flessione ma rimane positivo il mercato dell’Europa dell’Est e di altri Paesi come Svizzera, Norvegia, Islanda, Estremo Oriente e Oceania.
In Brasile c’è una realtà emergente di grandi potenzialità: ci sono circa centonovanta milioni di abitanti, di cui venticinque milioni di immigrati italiani. Qui nei consumi siamo al terzo posto dopo Cile e Argentina. Negli ultimi anni abbiamo assistito a notevoli impennate delle importazioni di vini e spumanti, di cui il settanta per cento viene venduto nella grande distribuzione, il venti per cento nei ristoranti ed alberghi ed il dieci per cento nei negozi.
Molto interessante la crescita del Canada in questi ultimi anni, è di fatto un Paese che si colloca al quinto posto nella graduatoria dei mercati più importanti ed interessanti, nonostante le difficoltà dovute al cambio, per noi sfavorevole ed alla crisi internazionale.

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